Descrizione:
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La grafia piemontese è un po' particolare, come pure la pronuncia delle parole. Poichè comunque il
piemontese viene scritto da ottocento anni, non è il caso di inventarsene un'altra, come invece spesso
succede agli scrittori della domenica, che a volte non sanno che esista una lingua piemontese (vedasi a
proposito: Consiglio d'Eurropa - Strasburgo 5 novembre 1992 - STE 148 - "Charte Européenne des
Langues Régionales ou minoritaires") e che nel tentativo di far vedere come si pronunciano le parole (che
invece hanno una loro grafia) scrivono corbellerie titaniche. (Come se tentassero di scrivere l'inglese o il
francese come si pronunciano in italiano - Es. di un simile inglese: ies sör iu ar rait indiid iesterdei uos a
reini dei, ai uos in de strit end ai uos ol uet diu tu de evi rein - Es. di un simile francese: mon scer amì se
sui tre-s-örö de te vuar sürtu parscö se te duà dì cö ... -). I nosrti scrittori della domenica riducono a questo
il piemontese (ma non solo, anche il patois - vedasi qualche pubblicazione nell'alta valle di Susa -).
A proposito, ripeto, il piemontese viene scritto da circa 800 anni. Invero non è sempre stato scritto allo
stesso modo, ma da circa 150 anni ha una grafia che potremmo chiamare "classica" essendo quella usata da
tutti i maggiori autori in lingua piemontese.

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