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Giovedì, 18 Aprile 2013 14:10

5X1000

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL'IRPEF

Modello 730-1La legge finanziaria del 2009 (Legge 22 dicembre 2008 n. 203) che rimanda alla manovra finanziaria dell'estate (DL 25 Giugno 2008, n.112, convertito nella legge n.133 del 6 agosto 2008) prevede anche per l'anno 2009, la destinazione in base alla scelta del contribuente di una quota pari al 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità di sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle fondazioni e associazioni riconosciute; finanziamento della ricerca scientifica e delle università; finanziamento della ricerca sanitaria; attività sociali svolte dal comune di residenza del contribuente; sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni.
L'agenzia ha messo a disposizione un motore di ricerca che consente una più rapida e comoda individuazione dei soggetti iscritti negli elenchi - Motore di ricerca
La scelta del contribuente: cosa fare per destinare la quota Il contribuente può destinare la quota del 5 per mille della sua imposta sul reddito delle persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2008, apponendo la firma in uno dei quattro appositi riquadri che figurano sui modelli di dichiarazione  é consentita una sola scelta di destinazione.
Il contribuente può altresì indicare il codice fiscale dello specifico soggetto cui intende destinare direttamente la quota del 5 per mille, traendo il codice fiscale stesso dagli elenchi pubblicati.
La scelta di destinazione del 5 per mille e quella dell'8 per mille di cui alla legge n. 222 del 1985 non sono in alcun modo alternative fra loro.Normativa e prassi - Decreto del Presidente del Consiglio del 20/01/2006. Definizione della modalità di destinazione della quota pari al cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, in base alla scelta del contribuente, per finalità di volontariato, ricerca scientifica e dell'università, ricerca sanitaria e attività sociali svolte dal comune di residenza.
(Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 22 del 27/01/2006)
- Articolo 1, comma 337, della legge 23 dicembre n. 266
- Articolo 10 del decreto legislativo n. 460/1997
- Articolo 7 della legge 383/2000
- Articolo 63 bis del DL 25 giugno 2008 n. 113
Onlus, associazioni, ricerca, università, cooperative sociali.

 

 

 

SEDE ASSOCIAZIONE : Via San Filippo, 2 - 10023 CHIERI (TO)

info(chiocciola)vatrarberesh.it

Per comunicazioni postali in cartaceo inviare a:

Associazione Culturale "Vatra Arbëreshe" ONLUS
Casella Postale 182
Chieri Torino 10023 Italia

 

 

 

 

CARO CITTADINO, SOCIO, AMICO, SIMPATIZZANTE
NELLA PROSSIMA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
FAI LA TUA OPERA DI BENE E DESTINA IL
CINQUE PER MILLE
(5 X 1000)
ALL'ASSOCIAZIONE
COSI' SOSTIENI LA NOSTRA CULTURA
E IL NOSTRO IMPEGNO PER IL VOLONTARIATO
SENZA SPENDERE NULLA
INFATTI NEL RIQUADRO DEL MODELLO 730-1
ALLA VOCE
“scelta per la destinazione del cinque per mille dell' IRPEF”
PER
DECIDERE DI DESTINARE IL “5 x 1000” DELLE TASSE
OCCORRE

 

► Firmare nel primo riquadro in alto (“Volontariato, Organizzazione non lucrativa di utilità sociale,...”)

► Scrivere subito sotto alla voce “Codice Fiscale del Beneficiario” il numero


9 0 0 1 8 6 0 0 0 1 6

Martedì, 09 Aprile 2013 16:16

Storia e Gente del Paese di Fronte


La proiezione del reportage è rivolta alle Associazioni che si interessano di solidarietà e di cooperazione e a tutti coloro che amano “viaggiare” per scoprire e cogliere, anche se, come in questo caso, solo attraverso le immagini, gli aspetti storici e di vita del “Paese di fronte”, degli usi e costumi dei popoli a noi vicini,ammirandone anche gli aspetti naturalistici.




 

 

 

PRESENTANO

IN

SALA CONCERIA

VENERDI’ 19 APRILE ORE 21.00

 

Storia e Gente del “ PAESE di FRONTE “

Albania, Romania e Moldavia

“Viaggio virtuale con i Camperisti di Chieri”

(Reportage di viaggi in camper con lo spirito della Solidarietà)

 

 

Ingresso libero

Il Centro di Cultura Albanese e Viaggi Solidali hanno presentato venerdì 5 aprile 2013,
alla sala conferenze Cascina Roccafranca via Rubini 45 a Torino.
"Albania, una e mille - Viaggi, Storia e Cultura tra le due sponde dell'Adriatico"
.

L'evento intende promuovere in modo positivo l'immagine dell'Albania come paese di storia e di cultura, presentando alcuni aspetti peculiari che rendono questo paese un interessante destinazione di viaggio e di turismo.


Nella foto da sinistra: prof. Vincenzo Cucci presidente Vatra Arbëreshe - On. Marco Calgaro - Sua Eccellenza  prof. Neritan Ceka neo Ambasciatore della Repubblica d'Albania in Italia e gentile consorte.


Nel segno di Madre Teresa di Calcutta, proclamata Beata da Papa Wojtila e già Premio Nobel per la Pace, la presente pubblicazione antologica delle dieci edizioni dell’originale ed intenso Premio Letterario degli Albanofoni d’Italia, in corso di realizzazione da due lustri, extra-moenia, al Nord; grazie al lungimirante ed appassionato lavoro dell’Associazione culturale “Vatra Arbëreshe” in Chieri (Torino).
Un sottile “fil rouge” che, stimolando i rapporti di reciproca conoscenza ed integrazione fra le due parti del Paese, vuole superare anacronistici steccati, diffidenze ancestrali ed inique, pur nella specifica identità antropologica e diversità economica dei territori.
È merito, dunque, del benemerito sodalizio (in sintonia con alcune storiche Riviste della nostra orgogliosa Arbëria, fra cui Katundi Yne, JetaArbereshe, Zjarri, Kamastra, BasilicataArbëreshe) avere incoraggiato – nel corso del tempo – tanti giovani, ragazze, cultori e cultrici della lingua di Skanderbeg a scrivere, direttamente, liriche e racconti, favole e proverbi nella lingua Arbëreshe (Legge nazionale n. 482/99) secondo la parlata locale di ognuno dei cinquanta e passa paesi e frazioni dell’Arberia italiana, estesa su ben sette Regioni.
Con l’augurio sincero che questo libro, con le fotografie più significative delle varie edizioni del concorso a premi ed alcuni dei disegni e dipinti degli eccezionali Artisti, di volta in volta, ospitati nella bella sala-convegni della Concerìa, messa con rara sensibilità a disposizione dall’AmministrazioneMunicipale della cittadina piemontese, possa essere conservato ed utilizzato, in vari altri Eventi nazionali ed internazionali.
In particolare come “pietra di paragone” ricercata da studiosi, demologi, storici e linguisti di varie nazioni d’Europa e d’oltre Oceano, per studi avanzati di Albanologìa e di confronto semantico e diacronico-strutturale tra i diversi dialetti (d’origine Ghega e Toska) che sopravvivono con orgoglio e miracolosamente, direi con Tullio DeMauro e Martin Camaj, all’imperversare delle lingue franche (in particolare l’Anglo-Americano) ed i codici linguistici mutuati dall’Info-Tech, in termini di slang e switching-codes.
W l’Arbëria, dunque, grazie alle funzioni edificanti di coordinamento da parte di sodalizi, riviste, gruppi folk e musicali-rock, blogs nell’ambito dei nostri “katund” e delle nostre “Hora” oltre che altrove.
Ed in particolare di tanti eccellenti Scrittori (uno per tutti Carmine ABATE, fresco vincitore del Premio Letterario Nazionale “Campiello” di Venezia, 2012, che onorano, ai massimi livelli, il Genius Loci della nostra letteratura etnica e di “Citizenship” mondiale.

Prof. Donato Michele Mazzeo
già Presidente Giuria Nazionale
Premio “Vatra Arbëreshe” (1ª edizione)

 

SE VUOI SCARICARE IL LIBRO IN FORMATO PDF
VAI NELLA NOSTRA BIBLIOTECA ON-LINE

Martedì, 15 Gennaio 2013 19:49

Saluto del Presidente

Le Minoranze Linguistiche sono come l’arcobaleno composto da tanti colori, ogni minoranza linguistica è paragonabile ad un colore che abbellisce e dà significato ad cielo che altrimenti sarebbe di un solo grande monotono grigio.
“VATRA ARBËRESHE” di Chieri, la minoranza linguistica Arbëreshe in Piemonte , è un colore dell’arcobaleno, che insieme alle altre minoranze linguistiche in Piemonte serve ad abbellire il cielo della maggioranza; “VATRA ARBËRESHE” di Chieri è parte della grande tavolozza del pittore PIEMONTE.

Fuori dalla metafora, “VATRA ARBËRESHE” di Chieri che idealmente rappresenta la minoranza linguistica Arbëreshe del Piemonte, ha come precisi obiettivi il mantenimento delle proprie peculiarità culturali linguistiche e storiche, nonché l’interagire con altre minoranze linguistiche storiche, al fine di affrontare insieme le tematiche legate ad una non auspicabile omologazione, con conseguente perdita della cultura originaria.

Gli studi condotti da “VATRA ARBËRESHE” sulle lingue antiche e sulle origini, dimostrano, come quelle che ora sono lingue differenti e minoranze, hanno una origine e matrice comune. “VATRA ARBËRESHE” con gli studi condotti sul tema, dimostra che le Minoranze Linguistiche, quando tutelate, uniscono ed arricchiscono i popoli, perché esse sono il substrato sul quale nascono gli Stati.

Prossimamente, l’Associazione “VATRA ARBËRESHE” di Chieri, sempre in relazione al tema “Lingue di minoranza”, dimostrerà come la lingua arbëreshe, che comunemente si pensa come lingua non “autoctona” del Piemonte, è invece idioma che già da epoca preromana è intrinseco del territorio ora chiamato Piemonte.

L’associazione “VATRA ARBËRESHE” di Chieri, dopo una lunga “gestazione” è nata nel maggio 2000: “Vatra” viene letteralmente tradotto in “focolare”, pertanto letteralmente vuol significare “Il focolare degli Arbëreshë”.

Nell’associazione si ritrovano gli italiani arbëreshë, che secondo studi etnico-linguistici sono discendenti degli Illiri.

Nel XV secolo, gli antenati degli attuali arbëreshë d’Italia, guidati dal loro condottiero “Giorgio Castriota Skanderbeg”, dopo aver combattuto a difesa della cristianità per 25 anni contro l’invasione Ottomana dei Balcani, solo allla capitolazione dell’Albania avvenuta dopo la sua morte, si trasferirono in quelli che allora erano: il Regno di Napoli, la Repubblica di Venezia e in diversi altri insediamenti in Italia.

In Italia, gli arbëreshë prendendo parte alla costruzione dell’attuale contesto italiano, hanno espresso personaggi di tutto rilievo, tra i quali: Papa Clemente XI, Antonio Gramsci, Francesco Crispi, Masci ecc..

 

 

 

 

 PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE VATRA ARBËRESHE

                               

                               Prof. Vincenzo Cucci

 


La piccola cittadina alle porte di Torino, Chieri, di solo 36 mila abitanti, dove da circa 10 anni opera indefessamente l'Associazione “Vatra Arbëreshe”, il focolare degli italo-albanesi, avrà una piazzetta legata alla storia dell’Albania: quello di Madre Teresa di Calcutta.La piazzetta, alla presenza delle autorità Cittadine, del Console Generale della Repubblica d'Albania di Milano, Dott. Gjon Çoba e del Console Onorario della Repubblica d'Albania per il Piemonte Dott. Artan Doda, sarà inaugurata nell’area di fronte alla sede di Vigili del Fuoco, a fianco della Croce Rossa, con ingresso da Strada San Silvestro.

"Abbiamo motivo di sentirci felici e orgogliosi noi arbereshë e albanesi del Piemonte - dice il Prof. Vincenzo Cucci, presidente dell' Associazione di Coordinamento degli arbereshë:
Madre Teresa di Calcutta e Giorgio Castriota Scanderbeg sono considerate le due figure più importanti della storia albanese e Chieri è la prima città del Piemonte ad avere una piazza e una via in memoria di queste due figure.

Qui sotto la motivazione della delibera della Giunta Comunale su Madre Teresa di Calcutta:
Al secolo Agnese Gonxhe Bojaxhi, (Scopje, 26 agosto 1910- Calcutta,5 settembre 1997) è stata una religiosa albanese di fede cattolica, fondatrice della Congregazione religiosa di Missionarie della Carità. Il suo lavoro tra le vittime della povertà di Calcutta, l’ ha resa una delle persone più famose al mondo. ha vinto il premio Nobel per la Pace nel 1979 e il 18 ottobre 2003 è stata proclamata beata da papa Giovanni Paolo II.”

La cerimonia di titolazione avverrà secondo il seguente programma :
sabato 29 settembre – Str. San Silvestro, 14
- ore 10.00 conferenza sulla vita e l'opera di Madre Teresa a cura di Anamaria Skanjeti
- ore 11.00 cerimonia di titolazione della piazza Madre Teresa
- ore 12.00 aperitivo offerto dall'Associazione "Vatra Arbëreshe" .
- mostra pannellare “Albania ieri e oggi” - circa 40 foto, gentilmente concessi dal “Centro di Cultura Albanese”, montati su griglie possono essere ammirati lungo le vie cittadine, allietate da musiche e canti tradizionali albanesi e arbereshë.

Gli amici arbëreshë, albanesi e i cittadini tutti sono invitati.

per L'Associazione Vatra Arbëreshe
Il PRESIDENTE
Prof. Vincenzo CUCCI

Martedì, 15 Gennaio 2013 19:19

Premio Nazionale di Poesia XI Edizione

L’Associazione Culturale di Minoranza Linguistica “Vatra Arbëreshe” avente funzioni di Coordinamento per gli Arbëreshë residenti in Piemonte - principalmente con il concorso nazionale “Premio Principe Giorgio Castriota Skanderbeg” - da anni svolge un lavoro di tutela, promozione e valorizzazione della lingua arbëreshe.
Vatra Arbëreshe, con il suddetto concorso, oltre che la promozione, svolge un importante compito di selezione linguistica, discerne quindi l’albanese standard d’Albania non avente ragioni storiche in Italia dall’arbëreshe (albanese arcaico) che, nelle sue forme, è storicamente presente in Italia da oltre cinque secoli ed è quindi tutelato dalle leggi nazionali e regionali.

Discerne tra le forme corrette che più conservano l’originalità della lingua dalle forme errate, in quanto, in queste ultime, sono sopraggiunte corruzioni morfologiche e mutamenti fonetici.

Una ulteriore selezione viene anche fatta tra gli elaborati pervenuti scritti con grafia o parole estranei all’uso delle forme dell’arbëreshe e quindi, per regolamento, escluse da ogni valutazione e graduatoria.

SABATO 24 NOVEMBRE


ore 17.00 Sala Conceria - Via della Conceria, 2
CONCORSO NAZIONALE “PRINCIPE GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG”
Presentazione del libro “Antologia di 10 anni di poesie in lingua Arbëreshe”
Presenta:
Antonio Gioseffi
Introduce:
Prof. Vincenzo Cucci Presidente dell’Associazione “Vatra Arbëreshe”
Intervengono:
Rappresentanti delle Autorità Istituzionali e delmondo della cultura arbëreshe
Dott. Francesco Lancione Sindaco della Città di Chieri
Dott. Llesh Kola Ambasciatore della Repubblica d’Albania in Roma
Dott. Gjon Çoba Console della Repubblica d’Albania in Milano
Dott. Artan Doda Console Onorario della Repubblica d’Albania per il Piemonte
Prof. Edmond Çali Univesità L’Orientale di Napoli
Prof. Donato M. Mazzeo Docente Ricercatore Miur Basilicata
Prof.ssa Fernanda Pugliese Direttore della Rivista “Kamastra” di Montecilfone (CB)


APERICENA OFFERTA dall’ASSOCIAZIONE “VATRA ARBËRESHE” a cura di: FOOD AND DRINK - L’INCROCIO DEI SAPORI - CHIERI

COMITATO D’ONORE
Dott. Francesco Lancione Sindaco della Città di Chieri
Dott. Llesh Kola Ambasciatore della Repubblica d’Albania in Roma
On. Marco Calgaro Deputato eletto in Piemonte
Dott. Gjon Çoba Console della Repubblica d’Albania in Milano
Dott. Artan Doda Console Onorario della Repubblica d’Albania per il Piemonte
Dott. Vincenzo Folino Presidente Consiglio Regione Basilicata
Dott. Roberto Placido Vice-Presidente Consiglio Regionale del Piemonte
Dott. Raffaele Ruberto Viceprefetto Vicario Prefettura di Torino
Dott.ssa A.Maria Morello Promozione Patrimonio Culturale e Linguistico Regione Piemonte
Dott.ssa Paola A. Taraglio Consulta Regionale per l’Emigrazione Regione Piemonte
Dott. Francesco Candido Uff. Progr. Strategico Lingue Minoritarie Provincia di Torino
Arch. Giovanni Lauria Uff. di Rappr. Camera di Commercio di Tirana in Torino
Dott. Antonio Saitta Presidente della Provincia di Torino
Dott. Ugo Perone Assessore alla Cultura Provincia di Torino
Dott. Giuseppe Cerchio Vice Presidente del Consiglio della Provincia di Torino
Avv. Antonio Caputo Difensore Civico della Regione Piemonte
Dott. Michele Moretti Presidente Circolo Lucano “G. Fortunato” di Torino

 

ore 21.00 Sala Conceria - Via della Conceria, 2
Il Gruppo Artistico “SPARTITI PER SCUTARI ORKESTRA”
diretto dal Mº Bardh Jakova
presenta lo spettacolo di canti emusiche tradizionali arbëreshë e albanesi dal vivo, con strumentimusicali tradizionali.
La Spartiti per Scutari Orkestra è una formazione aperta, i cui componenti, circa 20musicisti, provengono da un laboratorio dimusica tradizionale albanese e hanno l’intenzione di rendere il pubblico che incontrano partecipe dell’esperienza che stanno vivendo. Questa sinergia tra laboratorio e orchestra consente un ricambio di persone o l’aggiunta di nuovi elementi, che sposano il progetto o semplicemente lamusica e l’atmosfera socievole che li caratterizza.
Attualmente la musica che la banda suona è intonata dai seguenti strumenti: voci, fisarmoniche, violini, clarini, flauto dolce, flauto traverso, trombone, sax tenore, chitarra, bouzuki, contrabbasso, tapan, darbouka, riq e altre percussioni.
INGRESSO LIBERO E GRATUITO

 

 

 

DOMENICA 25 NOVEMBRE


ore 11.00 Inaugurazione della nuova via intitolata all’eroe nazionale albanese “Giorgio Castriota Scanderbeg” (prima via a destra di Str. Baldissero)
Presenzieranno: 
Autorità locali
l’Ambasciatore della Repubblica d’Albania in Roma
il Console di Milano
il Console Onorario per il Piemonte
 


ore 13.00 Pranzo sociale per i festeggiamenti del centenario dell’indipendenza dell’Albania, in collaborazione con le Associazioni piemontesi aderenti alla F.I.A.P.

CON IL CONTRIBUTO E IL PATROCINIO DI:
CITTÀ DI CHIERI
REGIONE PIEMONTE
PROVINCIA DI TORINO
FONDAZIONE C.R.T.
CON IL PATROCINIO DI:
PRESIDENZA DELLA PROVINCIA DI TORINO
ORGANIZZATO DA VATRA ARBËRESHE IN COOPERAZIONE CON LA CITTÀ DI CHIERI

Giovedì, 06 Settembre 2012 20:43

La Religione Arbëreshe

Un elemento che caratterizza e distingue le comunità arberesh è il rito bizantino,cui il papa Paolo III, nel 1536, attribui' pieno riconoscimento nell'ambito del cattolicesimo. Le chiese all'esterno presentano diversi stili architettonici ma all'interno sono in stile bizantino, ricche di icone e di mosaici.
L'espressione liturgica è anch'essa bizantina; la lingua liturgica, fino a pochi anni or sono greca, è ora albanese. Molte comunita', ancora oggi albanofone, hanno perso lungo i secoli il rito greco bizantino che professavano in principio. Cio' e' avvenuto dietro le pressioni delle autorita' religiose e civili a livello locale. Si puo; affermare che la meta' delle comunita' di origine albanese, nei primi due secoli, siano passate dal rito bizantino a quello latino.

Il rito bizantino si mantiene soprattutto nelle comunita' arbereshe della provincia di Cosenza, in Calabria, e in quelle vicine a Piana degli Albanesi, in Sicilia. Ecco un elenco delle comunita' albanofone passate al rito latino: Andali, Barile, Campomarino, Caraffa, Carfizi, Casalvecchio, Cerzeto, Chieuti, Ginestra, Greci, Marcedus, Maschito, Montecilfone, Pallagorio, Portocannone, S. Caterina Albanese, S. Cristina di Gela, San Martino di Finita, S. Marzano di San Giuseppe, S. Nicola dell'Alto, Spezzano Albanese, Ururi, Vena di Maida, Zangarona. La tradizione religiosa si sviluppa su due piani: da un lato quella ufficiale della Chiesa dal tipico rito bizantino che segue i canoni, anche s non in maniera del tutto uniforme, della Chiesa Orientale; dall'altro lato, si ha la tradizione della religiosita' popolare che si esprime in forme e circostanze proprie. A tale proposito, si ricordano come esempio le "Kalimere", una sorta di canto religioso eseguito da gruppi di giovani, che la vigilia di una festa girano casa per casa a dare l'annuncio della festivita'.

 

L'elemento religioso in queste comunità non solo ha avuto una funzione di guida spirituale, ma è stato anche e soprattutto promotore di iniziative per la salvaguardia e la tutela del patrimonio culturale e tradizionale arbëresh.
Basti pensare alla storia e alla funzione dei due grandi centri culturali italo-albanesi: i collegi di San Benedetto Ullano e di San Demetrio Corone.
Questi collegi, a livello universitario, erano gestiti dal clero arberesh ed erano stati creati con lo scopo di formare i novelli sacerdoti; in seguito acquistarono sempre più un carattere laico e diventarono centri molto importanti di cultura umanistica e di cultura arbëresh.

I segni piu' evidenti di tale importanza si hanno gia' dal 1592, anno comunemente assunto come inizio della storia della l e t t e r a t u r a albanese in Italia, con l'opera di Luca Matranga. Nei centri di formazione religiosa, dal Collegio greco in Roma ai due Collegi sopraindicati si formarono tutti gli intellettuali albanesi fino a tutto il XVIII secolo. Da questi centri si formarono eminenti figure del Risorgimento italiano quali: tra i piu' importanti ricordiamo: Agesilao Milano,Gennaro Placco, Domenico Mauro e famosi letterati quali: Girolamo De Rada, Giulio Variboba, Giuseppe Serembe , Luca Matranga, Nicola Figlia, Nicolo' Brancato, Giovanni Tommaso Barbaci, Nicolo' Chetta, Pietro Pompilio Rodota'e tanti altri.

Le Strutture oggi osservanti il rito bizantino, la chiesa arbëresh è attualmente sotto la giurisdizione della Santa Sede, governata da due Eparchie, (i Vescovi Bizantini): una a Lungro-Cosenza (il cui motto ispirato da G. Stamati "Te jenjen nje", retta da Mons. Ercole Lupinacci, comprendente le comunità arbereshe della Calabria nord, Basilicata meridionale e l'oasi arbereshe d'Abruzzo, Villa Badessa.
Un'altra gloriosa Eparchia o Piana degli Albanesi-Palermo retta da Mons. Sotir Ferrara (riguardante l'area siculo-Arbereshe ed il Catanzarese).
Le due sedi eparchiali furono istituite, rispettivamente il 13 febbraio 1919 da Benedetto XV ed il 26 ottobre 1937 da Pio XI.
L'Arberia ha dato anche, al soglio di Pietro, un suo rappresentante in Clemente XII, della famiglia Corsini (la madre era Arbereshe di San Benedetto Ullano).
Nella stessa area di influenza rituale, sono da annoverarsi: la Badia Greca di Grottaferrata (Roma), il Collegio Greco e la Chiesa di Sant'Attanasio nella capitale (che diffonde da decenni la lettera mensile "BESA") e la Chiesa della Martorana a Palermo; nonché quella del SS. Salvatore di Cosenza con Papas Antonio Bellusci, direttore di "Ljdhia". A Palermo edita da molti anni, pure, "Oriente Cristiano" di P. Gionfriddo, mentre a Piana escono "Mondo Albanese" e "Pranvera".
Un evento di portata storica che certamente ha rivoluzionato gli ambienti della provincia dauna, si è verificato - di recente - a Chieuti (Foggia).

Il Matrimonio(Sotto l’aspetto religioso).

Quali le differenze e le particolarità rituali? In Basilicata le due comunità che coltivano detto costume, San Costantino e San Paolo Albanese, avviano (mesi prima) le fasi del complesso cerimoniale - i paraninfi (testimoni) della coppia sono scelti all'interno della gjitoria (vicinato), fra parenti o conoscenti legati da solidarietà e vecchi comparizi (es.: ShenJanit).
Fino a pochi anni addietro, non si usavano affatto cartoncini d'invito: erano gli stessi promessi (dhendri dne nusja) ad andare ad invitare di casa in casa (shpie pe shpie).
Nello specifico rito in chiesa, essi vengono incoronati con fiori d'arancio (in Albanese, si dice: ve kurore) e sotto un unico candido drappo, appoggiato dall'officiante, sulle spalle dei due giovani, si scambiano gli anelli, con una serie di "giri" di particolare effetto scenografico, dopo avere bevuto ambedue, dal calice di cristallo ed essersi comunicati con pezzetti di pane azzimo.
Detto calice, dopo l'omelia e le altre fasi corali del rito, viene distrutto dal papàs, come segno dell'indissolubilità e di irripetibilità dell'unione testé consacrata.

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovedì, 06 Settembre 2012 20:10

Storia degli insediamenti

 

L'emigrazione albanese in italia è avvenuta in un arco di tempo che abbraccia almeno tre secoli, dalla metà del XV secolo alla metà del XVIII: si trattò in effetti di più ondate successive, in particolare dopo il 1468, anno della morte dell'eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderberg.
Secondo una tradizione di studi storici consolidata e anche secondo studi recenti sono almeno otto le ondate migratorie di albanesi nella penisola italiana, cui va aggiunta l'ultima recentissima cominciata all'inizio degli anni novanta del 1900. Gli albanesi in genere non si stabilirono da subito in una sede fissa, ma si spostarono più volte all'interno del territorio italiano e ciò spiegherebbe anche la loro presenza in moltissimi centri italiani e in quasi tutto il Meridione.

 

Cartina del 1859 - In colorazione verde i primi insediamenti riconosciuti al sud Italia  

La prima migrazione risalirebbe agli anni (1399 – 1409), quando la Calabria era sconvolta dalle lotte tra i feudatari e il governo angioino e gruppi albanesi fornirono i loro servizi militari.

La seconda migrazione  risale agli anni (1416 – 1442), quando Alfonso I d'Aragona ricorse ai servizi del nobile condottiero albanese Demetrio Reres;  che portò con sé un folto seguito di uomini. La ricompensa per i suoi servigi consistette nella donazione, nel 1448, di alcuni territori in Calabria e, ai suoi figli, in Sicilia, (paesi di Caraffa, Pellegorio, S. Nicola e Carfizzi vicino a Catanzaro e Piana degli Albanesi in Sicilia.

(E ancora oggi le comunità più numerose si trovano in queste due regioni.  

La terza migrazione risale agli anni (1461 – 1470), quando Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe nazionale albanese che aveva combattuto e respinto l'invasione turca nel 1443., inviò un corpo di spedizione albanese guidato dal nipote Coiro Stresso il quale Sbarcò nel 1461 a Barletta in aiuto di Ferrante I d'Aragona in lotta contro Giovanni d'Angiò;e i baroni ribelli, vinse e ricevette in premio il Gargano, Trani e S.Giovanni Rotondo. Sorsero così i paesi italo-albanesi di Chieuti, San Marco in Lamis, Roccaforzata e Martignano.

La quarta migrazione (1470 - 1478) coincide con un intensificarsi dei rapporti tra il Regno di Napoli e i nobili albanesi, anche in seguito al matrimonio tra una nipote dello Skanderberg e il principe Sanseverino di Bisignano e conla caduta di Krujia la quale nel 1478  cadde sotto il dominio turco e determinò una nuova migrazione verso l'Italia, migrazione guidata da Giovanni Castriota, figlio di Scanderbeg, verso i feudi di Soleto e Galatina nella penisola salentina. Queste popolazioni successivamente si trasferirono in Calabria e fondarono le comunità di San Demetrio, Macchia, San Cosmo, Vaccarizzo, San Giorgio, Santa Sofia, Spezzano e quasi tutte le altre comunità della provincia di Cosenza 32 comunità italo-albanesi. 

 In questo stesso periodo una fiorente colonia albanese era presente a Venezia e nei territori a questa soggetta.
La quinta migrazione (1533 - 1534) coincide con la caduta della fortezza albanese di Corone sotto il controllo turco e fu anche l'ultima migrazione massiccia.

La sesta migrazione (1664) coincide con la migrazione della popolazione della città di Maida, ribellatasi e sconfitta dai Turchi, verso Barile, già popolata da albanesi in precedenza.

La settima migrazione (1744)vede gli abitanti Chimaroti, provenienti da Pikernion non lontano da Santi

Quaranta nell'Albania meridionale, rifugiarsi a Villa Badessa (provincia di Pescara) in Abruzzo.

L'ottava migrazione (1774) vede un gruppo di albanesi rifugiarsi a Brindisi di Montagna, in Basilicata.

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovedì, 06 Settembre 2012 19:24

La Cultura Arbëreshe

La cultura arbereshe è ancora oggi caratterizzata da elementi specifici e caratterizzanti, che rendono la presenza delle comunità albanesi un elemento di forte arricchimento per la comunità locale nel suo complesso.

La specificità di tale cultura si rileva nelle tradizioni, nei costumi, nell'arte, nella gastronomia, ancora oggi conservate gelosamente in molti paesi , in particolare del Meridione d'Italia.

La comunità arbereshe costituisce un gruppo con una ben precisa identità, consapevole di appartenere ad un popolo diverso da quello italiano.

Ne fanno fede modelli culturali che si rispecchiano ancora nei valori dell'Arbëresh attuale, quali la mikpritia (ospitalità), la ndera (onore), la besa (fedeltà), e la vellamja (fratellanza). Attualmente dell'etnos originario è rimasta la convinzione di sentirsi diversi dalla popolazione italiana e la lingua, che li contraddistingue dal resto della popolazione meridionale.

Di questi valori, l'ospitalità è forse quella più sentita e caratterizza maggiormente la loro mentalità.(si parla quasi di sacro senso dell'ospitalità.) Se uno sconosciuto d'improvviso si presenta in una casa arbëresh, viene subito trattato come uno di loro e gli viene fatto onore (nder).  

La cultura arbëresh è parte integrante del patrimonio tradizionale del gruppo italo albanese.
Questo patrimonio culturale comprende quei valori e esperienze di vita che si tramandano da ben cinque secoli da padre in figlio e determinano l'atteggiamento umano e sociale degli arbereshe, e tut’oggi hanno ancora una loro funzione caratterizzandone la loro cultura.

La tradizione culturale arberesh è caratterizzata da una ricca tradizione orale e da una feconda tradizione scritta.

La tradizione orale, iniziata nel periodo del loro insediamento in Italia, comprende tre generi letterari: la prralla (fiabe), le vjershë (improvvisazioni poetiche) e le kalimere (canti religiosi)
La prralla aveva una funzione educativa e veniva usata dai genitori ma soprattutto dai nonni per educare, davanti al focolare domestico, la propria prole.
Le vjershë erano delle autentiche improvvisazioni poetiche, dove l'animo popolare esprimeva la sua indole e cantava gli avvenimenti della vita di tutti i giorni.
Le kalimere infine erano dei canti religiosi, che esprimevano la religiosità semplice e la devozione genuina del popolo italo-albanese.

La tradizione scritta arbëresh è iniziata nel XVIII secolo presso le comunità albanofone dell'Italia meridionale ad opera di poeti e letterati quali: Giulio Variboba, Girolamo De Rada, Giuseppe Serembe, Damiano Mauro, Giuseppe Schirò e molti altri.
Questi letterati diedero vita alla cultura arbëresh, spronando i loro fratelli d'Albania ad uscire dal loro torpore e iniziarono una tradizione letteraria che dall'Italia si estese all'Albania.
Il Milosao, opera del De Rada, è stata la prima manifestazione della letteratura albanese scritta, ispiratrice del risorgimento albanese.

Anche il primo giornale albanese è stato redatto nelle comunità italo-albanesi, i quali possedevano già l'Università a San Benedetto Ullano e poi a San Demetrio Corone, quando in Albania non esistevano neppure le scuole elementari.

Molte delle tradizioni popolari arbëreshë sono ormai andate perdute o cadute in disuso, come il costume tradizionale arbëresh, che era un ulteriore elemento di distinzione nei confronti della popolazione locale.
L'abito femminile, usato oggi solo in manifestazioni di folklore, era particolarmente sontuoso e ricco di ornamenti con rifiniture e decori anche in oro zecchino.
Esso era composto dalla kesa, ornamento a forma rettangolare, di seta rossa trapuntata in oro, che si poneva sulla nuca per reggere il velo lavorato tutto in oro.

Un altro elemento del vestito era una gonna rossa di tessuto a lamine d'oro ed ornata da un gallone al lembo, anch'esso in oro, raccolta in piccolissime pieghe verticali. Su questa gonna si vestiva la coha (ruota) identica alla prima e rialzata sul davanti.
Il petto era coperto da una camicetta bianca ornata da merletto, sopra la camicetta un bolerino azzurro trapuntato in oro con orlo gallonato.
Per adornare maggiormente gli abiti, le donne indossavano gioielli molto elaborati e aggraziati nel disegno.
Questi gioielli rappresentavano un vanto per la famiglia e la collettività e quindi venivano mostrati nel giorno delle nozze agli invitati e poi a tutto il paese.  

Attualmente c'è una rinascita della letteratura e della cultura albanese sia nelle varie Università italiane sia nelle comunità albanofone sia nelle diverse associazioni culturali(Come “Vatra Arberesh”ecc), dove emergono uomini illustri che con il loro impegno e la loro umiltà e le loro attività(Come il concorso nazionale della poesia in lingua arbereshe) fanno conoscere al mondo la cultura arbereshe. Questo risveglio lo si nota anche nel folklore con manifestazioni che coincidono quasi sempre con il periodo pasquale, organizzando il festival della canzone arbëresh, la sfilata dei costumi tradizionali e soprattutto la vallja (danza). Attualmente la vallja si rievoca il lunedì di Pasqua soltanto nei paesi albanesi di Civita, Frascineto, Eianina e Firmo

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